Con l’obiettivo di identificare e testare efficaci modelli di intervento per il lavoro e l’inclusione attiva delle persone in esecuzione penale, la Direzione Generale per il coordinamento delle Politiche di Coesione del Ministero della Giustizia (Organismo Intermedio) ha promosso un progetto complesso a regia centrale, concertato con Regione Puglia (Lead partner), Regione Abruzzo, Regione Toscana e Regione Sardegna che punta a sviluppare percorsi riabilitativi e di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti presenti in alcuni degli istituti penali delle Regioni coinvolte, attraverso l’acquisizione di competenze spendibili al termine del periodo di detenzione.
 
Il progetto ha voluto rivedere l’attuale modello del lavoro penitenziario, prevedendo un coordinamento nazionale e una strategia complessiva che razionalizzi l’attuale sistema delle lavorazioni, valorizzandone le potenzialità e introducendone delle nuove, al fine di trasmettere al detenuto le competenze che gli permettano di acquisire le professionalità necessarie a garantire continuità lavorativa al momento del ritorno in libertà.

La sperimentazione è stata condotta nei settori delle produzioni agricole e delle falegnamerie, ambiti individuati in ragione della potenzialità espansiva dei settori economici di riferimento.
 
In particolare, in Puglia è stata svolta un’azione specifica presso la falegnameria della Casa Circondariale di Lecce, dove, in rete con la Casa di Reclusione di Sulmona, è stato avviatao lo start up di una vera e propria “azienda” carceraria per arredi con la definizione di uno specifico modello di business. A ciò è stata affiancata un’attività di formazione per i detenuti coinvolti nella sperimentazione con l’obiettivo di aumentare il bagaglio delle competenze professionali delle persone in esecuzione penale e quindi il loro reinserimento sociale una volta terminata la pena detentiva.
 
Con riferimento alle colonie agricole interessate dall’intervento – Is Arenas, Isili, Mamone per la Sardegna e Pianosa e Gorgona per la Toscana – dopo un'analisi relativa all’organizzazione interna e ai processi produttivi in essere nelle singole realtà, è stato elaborato un modello di business che ha avuto il compito di identificare le coltivazioni compatibili con il territorio, con il mercato nazionale e con i fabbisogni interni al sistema carcerario. A questo è seguita una specifica sperimentazione condotta da Regione Toscana e Regione Sardegna.

Operazione cofinanziata dall’Unione Europea, PON Inclusione – Fondo Sociale Europeo 2014-2020” (Asse 3, Obiettivo tematico 9.2, priorità d’investimento 9i, Azione 9.2.2) nell’ambito del Progetto «Modelli sperimentali di intervento per il lavoro e l’inclusione attiva delle persone in esecuzione penale».
CUP: B85F19001080001