Banca d'Italia. L'economia della Puglia. Rapporto Annuale 2021

La Banca d'Italia pubblica il rapporto annuale sull'economia della Puglia, all'interno della serie "Economie regionali" che ha lo scopo di presentare studi e documentazione sugli aspetti territoriali dell'economia italiana, riferito a dati riferiti prevalentemente all'anno 2020. La serie comprende i rapporti annuali e gli aggiornamenti congiunturali. Per gli approfondimenti si può consultare la fonte.

Quadro d'insieme in Puglia
Il quadro macroeconomico – La crisi generata dall’epidemia ha avuto pesanti
ripercussioni sull’economia regionale. Secondo quanto stimato dall'indicatore trimestrale
delle economie regionali (ITER) sviluppato dalla Banca d’Italia, l’attività economica si
sarebbe contratta di circa l’8 per cento nel 2020, in misura lievemente più contenuta
rispetto alla media nazionale. Il calo, iniziato nel primo trimestre, è stato particolarmente
pronunciato nel secondo, in corrispondenza delle restrizioni più stringenti, per poi ridursi
in quello successivo, e tornare nuovamente ad ampliarsi nel quarto.
Le imprese Le conseguenze della pandemia sui settori produttivi sono state
eterogenee, riflettendo anche la diversa intensità delle restrizioni. Le imprese
industriali della Puglia hanno registrato nel 2020 un forte calo delle vendite in
Italia e all'estero, che ha interessato tutti i comparti tranne l’alimentare e le utilities.
Anche nel terziario la diminuzione del fatturato è stata molto marcata, soprattutto
per il commercio non alimentare, i trasporti e i servizi connessi al turismo.
Da marzo 2020 le presenze e gli arrivi dei visitatori sono diminuiti sensibilmente; il
calo è proseguito per tutti i restanti mesi del 2020, ma l’allentamento delle misure
restrittive e il miglioramento del quadro epidemiologico in estate hanno consentito
di attutire la caduta nel terzo trimestre, soprattutto grazie a un andamento meno
sfavorevole delle presenze di turisti italiani. Anche nel settore delle costruzioni
l’attività si è contratta, sebbene in misura meno marcata rispetto all'industria
e ai servizi, beneficiando soprattutto della ripresa degli investimenti in opere
pubbliche; le compravendite immobiliari, complessivamente in calo nell'anno, nel
secondo semestre hanno recuperato, superando i livelli precedenti la pandemia.
Nell'agricoltura il valore aggiunto è diminuito, risentendo anche della ciclicità
della produzione olearia e dell’impatto della crisi sanitaria sulle attività secondarie,
fra cui quelle legate al turismo.
Il mercato del lavoro e le famiglie – Nel 2020 le ripercussioni sull'occupazione
sono state mitigate dai decreti emergenziali, che hanno introdotto il blocco dei
licenziamenti ed esteso la cassa integrazione a categorie di lavoratori prima escluse.
L’occupazione si è pertanto ridotta in misura inferiore rispetto all'attività economica,
il cui andamento si è invece riflesso in una forte contrazione delle ore lavorate e
in un aumento del ricorso alla cassa integrazione. L’emergenza sanitaria e le
misure di contenimento, deteriorando le prospettive occupazionali, hanno inoltre
contribuito a ridurre il numero di lavoratori in cerca di occupazione, aumentando
conseguentemente gli inattivi. Anche i redditi delle famiglie si sono ridotti, sebbene
il calo sia stato molto limitato dalla crescita dei trasferimenti pubblici. La dinamica
negativa dei redditi, le restrizioni alla mobilità e l’accresciuta incertezza hanno inciso
sui consumi, che sono calati in misura più intensa rispetto al reddito, determinando
un aumento del risparmio aggregato delle famiglie. Tale andamento si è riflesso in
un forte aumento dei depositi, anche di quelli di minore ammontare. Il calo della
spesa delle famiglie si è associato a un indebolimento della domanda di credito al
consumo; le richieste dei mutui si sono lievemente ridotte rispetto al 2019, per
effetto della flessione nel primo semestre dovuta all'andamento negativo del mercato
immobiliare. Nel complesso i finanziamenti alle famiglie sono aumentati in misura
modesta, sostenuti dalle moratorie sui debiti, che hanno frenato i rimborsi.
Il mercato del credito – I prestiti all'economia pugliese hanno accelerato.
In presenza di condizioni di offerta distese, la dinamica ha riflesso soprattutto
l’andamento della domanda, che è risultata in forte accelerazione per le imprese e
in rallentamento per le famiglie. Gli indicatori sulla qualità del credito hanno mostrato
un quadro articolato. Il flusso dei nuovi crediti deteriorati è diminuito, beneficiando,
oltre che delle misure di sostegno a imprese e famiglie, anche della flessibilità delle
regole di classificazione dei finanziamenti. L’incidenza dei prestiti deteriorati sullo
stock è calata per effetto sia dell’aumento dei finanziamenti complessivi sia del calo dei
crediti in sofferenza, quest’ultimo riconducibile soprattutto alle operazioni di cessione.
La perdurante incertezza sull'evoluzione del quadro macroeconomico ha determinato
tuttavia un aumento degli accantonamenti da parte degli intermediari sui crediti in
bonis, in previsione di un eventuale peggioramento della qualità dei prestiti.
Il clima di incertezza, le misure pubbliche di sostegno, l’aumento del risparmio
delle famiglie e il rinvio degli investimenti del settore produttivo hanno favorito
un’accelerazione dei depositi, particolarmente pronunciata per le imprese.
La finanza pubblica decentrata – Durante la pandemia sono aumentate le
risorse complessivamente a disposizione degli enti territoriali pugliesi, grazie a
maggiori trasferimenti statali destinati a fronteggiare l’emergenza sanitaria e la crisi
economica. Tali entrate, insieme a stanziamenti di risorse proprie della Regione e
alla riprogrammazione dei fondi comunitari, hanno consentito di incrementare la
spesa corrente. Fra le principali voci di spesa in aumento rientrano i trasferimenti
alle famiglie per il sostegno al reddito e ai consumi, quelli alle imprese per il
sostegno alla liquidità e la spesa sanitaria. L’aumento di quest’ultima è in larga
parte riconducibile alle spese legate all'emergenza sanitaria, in particolare a quella
per gli acquisti di beni e servizi e alla spesa per il personale, a sua volta cresciuta
soprattutto per effetto delle nuove assunzioni. La crisi pandemica ha reso necessario
rafforzare anche l’assistenza sanitaria territoriale, che maggiormente è stata coinvolta
nella gestione dell’emergenza. Rispetto alla media nazionale in Puglia l’offerta di
assistenza territoriale risulta sottodimensionata con riferimento alla gran parte dei
servizi, nonostante un fabbisogno di prestazioni superiore.
Anche la spesa in conto capitale degli enti territoriali è aumentata nel 2020, sia
nella componente degli investimenti, soprattutto in opere pubbliche, sia in quella dei
trasferimenti. Per effetto di tale dinamica, il divario di spesa in termini pro capite
rispetto alla media nazionale è divenuto positivo, dopo esser stato negativo negli ultimi
venti anni
La digitalizzazione dell’economia – Lo sviluppo digitale è un fattore indispensabile
per sostenere l’innovazione e la competitività di un territorio e per promuovere le
competenze e l’inclusione sociale, garantendo anche la fruizione di servizi pubblici
e privati. Alla vigilia della pandemia la Puglia registrava un ricorso alle tecnologie
digitali inferiore alla media nazionale. Tale ritardo era particolarmente accentuato con
riferimento alle imprese, e ha penalizzato la diffusione dello smart working durante
la pandemia. Sul minor utilizzo delle tecnologie digitali ha influito anche la scarsa
diffusione delle competenze informatiche fra la popolazione. Per quanto riguarda le
infrastrutture di connessione e l’offerta di servizi on-line da parte degli enti locali, la
Puglia era invece in linea con la media nazionale.

Pubblicato il 17 giugno 2021