Efficienza idrica, intervista a Barbara Sarnari per il progetto NAWAMED

Cinque progetti Standard finanziati dal Programma ENI CBC MED uniscono le forze e fanno rete, con l’obiettivo di migliorare il riutilizzo delle acque reflue nel Mediterraneo. Si tratta di AQUACYCLE, MENAWARA, NAWAMED, PROSIM e MEDISS.

La notizia arriva dal sito ufficiale del Programma di Vicinato (Five projects join forces to improve wastewater reuse across the Mediterranean), e viene espressa in particolare da Barbara Sarnari, coordinatore del progetto NAWAMED in Sicilia per SVI.MED.onlus – Centro EuroMediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile (www.svimed.eu). “La possibilità di collaborazione, in tema di efficienza idrica (Priorità B.4.1) – dice – porterà alla condivisione di risultati, attività e programmi con il fine comune di rafforzare l’utilizzo di acque non convenzionali per uso domestico e agricolo. Si sono poste le basi per una interessante sinergia che verrà rafforzata dalla volontà ENI CBC MED di creare un cluster sul tema”.

Nei paesi del Mediterraneo – continua in un’intervista la Sarnari – l’acqua per uso domestico rappresenta una piccola parte del consumo, considerando che la maggior parte è utilizzata per l’irrigazione. C’è poi la difficoltà di coinvolgimento dei decisori politici che si concentrano molto sull’aspetto agricolo, trascurando spesso quello urbano. Il consumo di acqua potabile pro-capite può essere drasticamente ridotto utilizzando risorse idriche non convenzionali (Non-Conventional Water, NCW) per scopi non potabili: le acque grigie (e acqua piovana se disponibile) possono essere utilizzate per usi secondari come per lo scarico dei WC, ma richiedono la realizzazione di sistemi di trattamento decentrato, al servizio di uno o pochi edifici. Questo è il punto su cui il partenariato di NAWAMED ha costruito il progetto: con fasi differenti, attraverso incontri “water table”, dalla cooperazione alla progettazione, la formazione ed il dialogo a livello regionale e mediterraneo, si cercherà di incidere sulle pianificazioni locali per trovare una visone comune a livello internazionale”.

L’iniziativa NAWAMED – “Nature Based Solutions for Domestic Water Reuse in Mediterranean Countries” si concentra quindi sul rafforzamento delle capacità istituzionali, ma le ricadute sono su tutti gli altri aspetti connessi, perché senza acqua non c’è vita, quindi nessuna identità né sicurezza.

Quali sono e dove sono localizzati i beneficiari finali del vostro progetto?
Le aree target sono diverse tra loro – racconta nel dettaglio la coordinatrice del progetto NAWAMED – in quanto a Latina l’impianto di fitodepurazione sarà collocato in un parcheggio, a Ferla in Sicilia sarà installato un muro verde di fitodepurazione che permetterà di riciclare le acque grigie di un istituto comprensivo. In Giordania le applicazioni saranno due: una in un dormitorio del Campus dell’Università ad Amman e l’altro in un edifico del comune di Jerash. In Libano un muro verde servirà un edificio dell’Università Americana di Beirut e si sperimenterà un innovativo sistema portatile di fitodepurazione in un campo profughi. Infine in Tunisia il sistema si integrerà all’interno del TDC/SWM-House (Technical Demonstration Center / Sustainable Water Management House) dove non solo risiedono alcuni studenti, ma si testano soluzioni innovative per il riuso. Inoltre si sta discutendo della possibilità di una sperimentazione nella Medina”.

In cosa consiste il muro verde di fitodepurazione?
Permette di trovare risposta ad una delle problematiche spesso sollevate rispetto all’adozione della depurazione naturale, cioè la necessità di ampi spazi, in particolare se si vuole applicare a livello urbano. La possibilità di utilizzare le pareti verticali permette invece di decentralizzare i sistemi di trattamento e sfruttare molte superfici degli edifici, che possono quindi trasformarsi da “water consumers” a “water producers”.

Le azioni pilota NAWAMED possono costituire un punto di partenza per la futura programmazione europea 2021-2027?
Certo che sì! È urgente redigere dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici che contengano approfondimenti sulla gestione delle risorse idriche. Gli edifici acquistano un ruolo strategico e possono essere quindi interpretati non più come “consumatori” ma anche come “produttori”. Le pareti verdi possono assolvere a compiti relativi alla termoregolazione degli edifici, alla necessita di più “polmoni verdi” nelle città, quindi alla depurazione delle acque grigie. Questi temi dovrebbero essere approfonditi nel futuro dei progetti, cogliendo sempre più i benefici, gli ostacoli e i passaggi strategici necessari per spingere verso i corretti investimenti locali, regionali e nazionali”.

Qual è lo stato dell'acqua in Italia?
Secondo l'Istituto statistico italiano (ISTAT - Fonte: ISTAT 2019), l'Italia è al primo posto nell'UE per l'estrazione di acqua per l'approvvigionamento idrico urbano. Nel 2015 il volume totale estratto per l'approvvigionamento idrico pubblico sul territorio italiano è stato di 9,5 miliardi di metri cubi, circa il 25% dell'estrazione totale di acqua per usi diversi, stimata in 40 miliardi. L'astrazione pro capite ammonta a 428 litri per persona al giorno. Giulio Conte di IRIDRA srl, partner tecnico del progetto Nawamed, spiega che parliamo del valore più alto nell'Unione europea. Tuttavia, quasi la metà dell'acqua estratta dalle fonti (47,9%) non ha raggiunto gli utenti finali a causa di perdite nel sistema di approvvigionamento. Di conseguenza, la fornitura giornaliera di acqua potabile fornita dagli utenti finali del servizio idrico ammonta a 220 litri a persona: un consumo piuttosto elevato rispetto ad altri paesi dell'UE Med, come la Spagna dove i consumi urbani sono inferiori a 150 litri / giorno / persona (http://www.waterstatistics.org)”. In Italia, poi, solo il 4,2% delle famiglie ha dichiarato di utilizzare acqua proveniente da forniture diverse da quelle pubbliche. Secondo le previsioni IPCC, i cambiamenti climatici nella regione mediterranea aumenteranno la frequenza dei periodi di siccità: ecco perché le soluzioni per ridurre l'estrazione dell'acqua sono tra le misure di adattamento più urgenti ma non ancora ampiamente affrontate”.

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Pubblicato il 15 aprile 2020