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“Aziende free Covid” – Ripartire in sicurezza

La pandemia da SARS-CoV-2, oltre a esercitare un notevole impatto sul Sistema sanitario nazionale, costituisce “il terzo e più grande shock economico, finanziario e sociale del 21mo secolo, dopo l’11 settembre e la crisi finanziaria globale del 2008” come sottolineato dal Segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – OCSE nel documento “Coronavirus (Covid-19): azioni congiunte per vincere la guerra.

Il crollo sociale ed economico a sua volta incide sulla salute: meno reddito si traduce per molti in perdita di sane abitudini e stili di vita, peggioramento di patologie croniche e stress, quindi squilibrio endocrino e abbassamento delle difese immunitarie, ovvero bassa capacità di contrastare il contagio. Dunque, promuovere sani stili di vita deve essere una priorità.

Se contenere il numero delle vittime è stato il primo obiettivo della fase 1 dell’emergenza, la seconda fase è quella della ripresa economica e della salvaguardia della salute di chi, rientrando nei luoghi di lavoro, si espone a un maggiore rischio di contagio. È dunque necessaria una valutazione dello stato di salute dei lavoratori e delle lavoratrici: tra loro potrebbero esserci persone asintomatiche o con pochi sintomi. E molti studi hanno dimostrato il ruolo consistente che gli asintomatici hanno avuto nella diffusione dell’epidemia.
Molteplici figure professionali si sono così unite per lo sviluppo di un progetto sperimentale capace di garantire, nello scenario di ripartenza, la massima tutela della salute dei lavoratori e la sicurezza dei luoghi di lavoro.

Proposte della strategia integrata

•    Rispettare sui luoghi di lavoro le misure di prevenzione e protezione individuale, prediligendo modalità telematiche e lavoro agile - smart working 
•    Utilizzare il Questionario rapido online anonimo ”Coronavirus SARS-CoV-2” (Temperatura e altri sintomi - Triage)
•    Disporre l'esecuzione e il relativo monitoraggio periodico con il test "rapido" sierologico
•    Definire le strutture e gli spazi per i test sierologici e organizzare le modalità di esecuzione dei test diagnostici molecolari di RT-PCR (tamponi nasofaringei) 
•    Servirsi di Applicazioni per dispositivi mobili, come “App Lavoratore”, con piattaforme integrate per il monitoraggio digitale al proprio domicilio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche di supporto all'Unità speciale di continuità assistenziale - USCA
•    Rispettare il distanziamento sociale, anche attraverso l'utilizzo di tecnologia a radiofrequenza (no GPS, no Bluetooth)
•    Eseguire “Contact tracing” attraverso modalità di tracciabilità volontaria o con I’APP governativa Immuni o l’utilizzo di Safe Paths del MIT Connection Science e MIT Lab Camera Culture e Path Check, Inc, (Get/eman Agreement) sempre nel pieno rispetto della privacy, al fine di tracciare efficacemente e precocemente eventuali contatti di casi sospetti o accertati di Covid-19


Il ruolo del datore di lavoro

In collaborazione con il medico competente, il responsabile del Servizio di prevenzione e protezione e tutti gli attori della prevenzione nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro deve tutelare la salute del personale e della collettività. A tal fine, è fondamentale che le misure di contenimento del rischio siano adattate alle attività produttive e alle singole realtà aziendali.

Oltre la valutazione del rischio, è necessario intervenire in modo strutturale nelle realtà lavorative, modificando e aggiornando non solo regole e procedure, ma anche i processi produttivi, Ia gestione degli spazi, I’organizzazione del lavoro, lay-out e percorsi che assicurino a chi lavora e all’utenza adeguati livelli di protezione, nonché la distanza fisica di sicurezza.

Ove non sia possibile ricorrere a modalità di lavoro agile, il datore di lavoro deve adottare tutte le misure di informazione e le precauzioni sanitarie necessarie a garantire il diritto alla salute dei lavoratori sia sul luogo di lavoro sia in ogni altro luogo ove si svolga l'attività lavorativa.

I lavoratori devono essere informati sull’obbligo di rimanere a casa in presenza di febbre o altri sintomi, sulle norme per il distanziamento, l’igiene delle mani e i dispositivi di protezione individuale (DPI). Prima dell’accesso, il personale è sottoposto a triage con questionario online anonimo e controllo della temperatura. 

Le visite mediche dovrebbero svolgersi in una infermiera aziendale o comunque in ambiente idoneo con adeguato ricambio dell’aria. Il medico competente può suggerire I'adozione di mezzi diagnostici, inclusi i test sierologici.

Test rapidi sierologici

Il datore di lavoro può effettuare uno screening periodico del personale, al fine di aumentare la probabilità di individuare eventuali positivi asintomatici o paucisintomatici, nell’ottica della tutela della salute dei lavoratori e del contenimento della diffusione del contagio.

Fra le varie tipologie disponibili, vi sono i test “rapidi” per la ricerca di igM e igG specifiche per SARS-CoV-2. Questi non rappresentano lo standard ideale considerando che Ia comparsa di anticorpi richiede solitamente 1-2 settimane di tempo dall'esordio, tuttavia sono validi, veloci ed effettuabili su ampia scala in gran parte dei laboratori di analisi. Diventano così anche uno strumento di valutazione epidemiologica della circolazione del virus.

La sperimentazione di questi test ha una durata di 63 giorni e la gestione dei dati è affidata al Policlinico e all’Università di Bari, con il coordinamento della Regione Puglia.
Il test prevede il prelievo di una goccia di sangue dal polpastrello e permette di ottenere risultati in circa 15 minuti. In caso di esito positivo, il medico dispone la sospensione temporanea dell’attività Iavorativa e la successiva esecuzione del test diagnostico molecolare RT-PCR (tampone nasofaringeo). Ai fini della riammissione in servizio, il lavoratore deve presentare certificazione di avvenuta guarigione rilasciata dalle Autorità sanitarie competenti dopo due tamponi negativi eseguiti a distanza di 24 ore l’uno dall'altro, nonché la risoluzione dell’eventuale sintomatologia da almeno 72 ore.

Blockchain – registro digitale crittografato

I risultati ottenuti dai test possono essere registrati in una banca dati che permetta di effettuare un’analisi attenta e dettagliata della situazione epidemiologia e, al tempo stesso, di garantire la tutela della privacy e la sicurezza delle informazioni. La Blockchain è un registro digitale crittografato, in grado di registrare i dati in maniera sicura, verificabile e permanente, previa assegnazione di un codice univoco. 

L’App Lavoratore/lavoratrice

Ciascun dipendente può utilizzare un’app per registrare giornalmente e volontariamente i principali parametri vitali e clinici, a domicilio o sul luogo di lavoro. I dati possono essere condivisi con operatori sanitari, attraverso modalità di telemedicina, nel pieno rispetto delle normative della privacy. 

I dispositivi a radiofrequenza per il controllo della distanza

Il mantenimento della distanza interpersonale (due metri) è una delle misure più efficaci per contenere il contagio. Per verificarne il rispetto, ci sono innovativi braccialetti a radiofrequenza utili anche al tracciamento (contact tracing), importante per identificare tutte le persone che sono state a contatto con un caso confermato o probabile.

Tracciamento (Contact tracing)

Oltre che con l’App governativa Immuni, il tracciamento può essere effettuato con il Private Kit – Safe Paths: attraverso la localizzazione GPS e la rete Bluetooth, questa app raccoglie i dati di localizzazione degli utenti, registrandoli e archiviandoli esclusivamente sullo smartphone fino a un tempo massimo di 28 giorni. Nel caso in cui I’utente risulti positivo, può condividere i propri dati di localizzazione (opportunamente criptati), allertando gli altri utenti con cui è venuto in contatto.

L’efficacia del progetto è evidentemente condizionata dall’ampia diffusione dell’app tra i cittadini e dalla scelta di condividere la positività al virus.
 

Pubblicato il 30 luglio 2020